Per un grafico, il libro è sempre una sfida. Se davvero la vuole accettare il grafico deve ogni volta ripartire da zero. Ogni libro è sempre diverso. Certo un dizionario è evidentemente diverso da un libro di poesia, ma anche i dizionari fra loro potrebbero essere sempre diversi, come pure i libri di poesia. Il compito del grafico non sta mai solo nel vestire il libro, tanto più se non lo ha nemmeno compreso. Il compito (e la fatica) del grafico sta proprio nel comprendere (leggere e studiare) i contenuti di un libro e progettare il modo migliore per farli fruire.
“La ormai plurimillenaria storia del libro, del resto, insegna che i modelli, le strutture, l’aspetto esterno di questo privilegiato e funzionale supporto di scrittura vengono radicalmente rinnovati soltanto quando e dove nella società nasce un nuovo bisogno di scrittura e di lettura, che ignori e respinga le suggestioni del passato e sia capace di tentare e di imporre nuove soluzioni finalizzate a favorire nuovi modi di lettura e di uso”.
Messa così, con le parole di Armando Petrucci, il compito del grafico e la sua possibile missione per il libro diventano davvero una grande sfida.
Il libro come lo conosciamo e usiamo ogni giorno è un oggetto quasi sempre cartaceo che organizza e raccoglie una serie di fogli stampati, rilegati insieme e con una copertina. Un dispositivo semplice, ma potentissimo e una miniera inesauribile di possibilità progettuali. Forma, dimensioni, materiali, tecniche di stampa, confezione possono cambiare e sta al grafico l’intelligenza di osare senza però mai sovrapporsi a ciò che va comunicato. Il progetto è un’insieme di spinte e tensioni, senza mai cedere ad un vacuo estetismo.“La ragione insegna infatti a semplificare tutto perché possa essere comprensibile a tutti. – scriveva Bruno Munari – Le cose possono essere complesse, ma esiste sempre un modo razionale e semplice per farle capire”. Anche con la possibilità di stupire e soprendere.
Allora il libro diventa un oggetto “visivo”, un artefatto grafico che, senza alterare le caratteristiche principali del testo, offre la possibilità di espandere e favorire la leggibilità e l’uso da parte del fruitore. Non basta però un’operazione di vestizione o di packaging, ma serve pensare a come usare tutte le qualità che il libro contiene, a partire dalla sintesi dinamica fra piano della notazione, della rappresentazione e della materialità. Potremmo chiamarlo con altri nomi: “libro visivo” o “libro visuale” o “libro interattivo”, ma sarà solo un’espediente per dire con ancora maggiore consapevolezza “libro” e offrire nuovi percorsi di lettura e nuove sorprendenti possibilità di interpretare i contenuti e continuare a narrare.
Grafico e architetto, dal 1982 lavora a Milano, occupandosi di comunicazione, immagine coordinata e allestimento. Nel 1996 ha fondato 46xy, studio di design e di strategie di comunicazione. Dal 1992 al 2006 è stato Presidente dell’AIAP, Associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva. Dal 1997 è docente di Comunicazione Visiva presso il Politecnico di Milano e ricercatore di ruolo presso il dipartimento Indaco della Facoltà del Design di Milano. È stato creative director di Domus dal 2004 al 2007, ed è art director di Abitare.
Progetta e cura mostre sulla grafica (tra le ultime, “Bruno Munari e il Club degli editori”) e pubblica libri (tra gli ultimi “Progettare il marchio”, “Italic 1.0. Il disegno dei caratteri contemporaneo in Italia”, “Una firma per sei”) e collabora con riviste specializzate (“Abitare”, “Progetto grafico”, “Linea Grafica”, “Domus”).
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